Il distanziamento sociale e la quinta distanza della prossemica
Alessandro Del Re è un consulente di web marketing per diverse aziende ed agenzie pubblicitarie. Ci conosciamo (rigorosamente online) da ormai qualche anno e ogni tanto abbiamo scambi (non epistolari, ma su Messenger) su temi legati al marketing e alla comunicazione.
Recentemente ci siamo messi a parlare delle nuove modalità di comunicazione imposte dal Covid, e mi è venuto naturale chiedergli di riassumere le sue riflessioni in un post.
“Se ami l’Italia mantieni le distanze”.
Le parole del premier Giuseppe Conte esplicano bene la nuova normalità in cui l’Italia è entrata con la Fase 2 del lockdown da Coronavirus.
L’emergenza sanitaria ha cambiato le regole delle distanze sociali, cosa che inevitabilmente rinnova anche le regole base della comunicazione interpersonale.
L’obbligo del distanziamento tra individui disegna nuovi spazi vitali intorno ad ognuno di noi mutando la nostra comunicazione, sia verbale che non verbale.
Una rivoluzione capace di stravolgere secolari pattern sociali che hanno scandito il nostro quotidiano: comportamenti e gesti consueti diventano improvvisamente un potenziale pericolo da evitare, impedendoci così una stretta di mano rispettosa, un abbraccio amorevole, una pacca sulla spalla amichevole, un bacio appassionato.
Le nozioni della prossemica, disciplina teorizzata nel 1963 dall’antropologo Edward T. Hall, tornano in auge per aiutarci a comprendere le differenti relazioni di vicinanza nella comunicazione.
Questa disciplina semiologica parte da un assunto: ogni corpo si muove e occupa uno spazio, assumendo una determinata posizione in base alle persone che lo circondano e adeguando il modo di comunicare con queste.
Le quattro distanze interpersonali della prossemica
L’antropologo concentra il suo studio sulle distanze interpersonali, distinguendone quattro diverse per spazio e grado relazionale:
distanza minima (da 0 a 45 cm) tipica delle relazioni intime
distanza personale (da 45 a 120 cm) tipica delle relazioni amicali
distanza sociale (da 120 a 350 cm) tipica delle relazioni formali
distanza pubblica (oltre i 350 cm) tipica delle circostanze pubbliche
Le quattro “zone” indicano una distanza di relazione, quindi un differente codice comportamentale, direttamente proporzionale alla distanza interpersonale.
Facile intuire quindi che il distanziamento sociale in atto non ci permetterà di instaurare una intimità comunicativa, complicando il dialogo con il nostro interlocutore.
Tutto chiaro, giusto, inequivocabile. Ma queste nozioni sono ferme al 1963.
Da professionisti della comunicazione forse è il caso di attualizzare la teoria della prossemica, ragionando su come la comunicazione interpersonale possa oggi contare su nuovi strumenti di dialogo.
Ipotizziamo la quinta distanza della prossemica
Da quel lontano 1963 bisogna fare un salto di trent’anni per arrivare alla nascita delle chat e dei primi esperimenti di social networking. La seconda metà degli anni ’90 segna un punto di non ritorno nella comunicazione interpersonale, permettendo un dialogo a distanza.
Parlando di zone prossemiche la riflessione è doverosa: l’avvento delle chat sembra poter mettere in discussione la regola per cui lo spazio influisce direttamente sul livello di intimità comunicativa.
Parole (messaggi testuali), espressioni e gesti (emoji) permettono di instaurare relazioni di diversa natura, anche se gli interlocutori sono distanti migliaia di chilometri.
Allora pare davvero curioso, a volerci far caso, che l’espressione “world wide web” sia traducibile letteralmente come “rete di ampiezza mondiale", un chiaro rifermento alla capacità di coprire una distanza di scala mondiale.
Con provocatorio rispetto, ipotizziamo dunque una possibile quinta distanza prossemica, battezzandola “distanza web”.
No, non ci stiamo producendo in un esercizio di rivoluzione teorica.
Semplicemente stiamo esaminando una nuova realtà e non possiamo analizzare l’evoluzione della comunicazione, in tempi di distanziamento sociale, senza considerare quegli strumenti tecnologici che utilizziamo quotidianamente per scambiare messaggi interpersonali.
Le regole della comunicazione nella quinta distanza
La comunicazione tramite web ha caratteristiche diverse rispetto a quella delle altre distanze ed evidentemente deve seguire buone pratiche differenti per esprimere il suo massimo potenziale.
L’obbligato utilizzo di un supporto tecnologico e il “non luogo” che ospita la comunicazione interpersonale influiscono fortemente sull’attenzione degli interlocutori, considerazione ancor più valida se si pensa alla loro possibilità di portare avanti contemporaneamente più di una comunicazione sul web con persone differenti, o addirittura di sovrapporre queste ad una ennesima comunicazione in presenza.
Alcune attenzioni possono aiutarci a scongiurare il pericolo di cali di attenzione.
Il tema è amplio perché per ogni strumento di comunicazione online (es: chat, mail, videochiamata, ...) possiamo attuare accorgimenti differenti.
Concentriamo l’attenzione sulle chat, lo strumento più immediato e di più largo uso.
Utilizzare messaggi brevi con frasi poco articolate è forse la buona pratica più impattante sulla qualità del dialogo online, ma anche evitare di sovrapporre argomenti in un unico messaggio riportando l’informazione più importante all’inizio è un accorgimento utile.
Un’altra attenzione è quella della gestione dei tempi della conversazione: concedere il giusto tempo per la replica dell’interlocutore evita l’accentramento della comunicazione di una delle parti, scongiurando il pericolo che il dialogo si trasformi in un noioso monologo.
Quando lo strumento web cambia, allora cambiano anche le nostre attenzioni comunicative.
Le dinamiche di una videochiamata introducono una nuova dimensione in cui la distanza tende ad infinito e si annulla per effetto della quinta distanza, ma il corpo degli interlocutori si rimaterializza seppur non in presenza, permettendo di instaurare quella relazione intima tipica della distanza minima teorizzata da Hall e, di conseguenza, validandone la netiquette.
Probabilmente la comunicazione della “distanza web” prevale già su tutte le altre in termini di effettiva applicazione, ma il condizionale è destinato a lasciare il posto alla certezza: il distanziamento sociale incrementerà l’utilizzo della tecnologia nelle relazioni interpersonali.
Smart working, video-lezioni, conference call... accogliamo la nuova normalità e con essa la quinta zona prossemica.
Ci raccomandiamo.
Se ami l’Italia mantieni le distanze, ma trova il modo di continuare a comunicare.
[ndr - e possibilmente cerca di farlo nel modo migliore…]