La pubblicità di Piazza Italia: è davvero il pensiero che conta?

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Di quanto sia sfruttato il corpo delle donne per vendere qualunque cosa ho già scritto nel post precedente (e non solo).Ultimamente c’è un’altra cattiva abitudine che si sta diffondendo: fare comunicazione utilizzando messaggi provocatori, che vanno a toccare i nervi scoperti del Paese.

Cominciò il brand di abbigliamento Fracomina, mentre in questi giorni siamo circondati dai messaggi pubblicitari di un’altra azienda che vende vestiti, Piazza Italia.

Piazza Italia aveva cominciato bene utilizzando come modelli persone comuni, per continuare poi ancora meglio con testimonial “virtuosi” (l’immagine qui sopra si riferisce alla campagna primavera/estate 2012). Adesso invece utilizzano slogan come “Co.co.co. Co.co.pro e il pulcino pio”, “Beati, quelli che non pagano l’IMU” e così via.

Vi è capitato di vedere i poster in giro per la città? Cosa ne pensate? Io mi chiedo quale sia il messaggio e dove stia la memorabilità. Non vedo una storia e neppure valori di marca da comunicare.

Non siamo più negli anni ’90, di Toscani ce n’è uno solo, e anche lui quando si è ripetuto a distanza di vent’anni è risultato abbastanza datato (e scontato) – non so se avete presente la modella anoressica oppure il calendario per il Consorzio Vera Pelle Conciata al Vegetale, tanto per citare qualche esempio.

Personalmente non trovo questa campagna né di rottura, né di protesta. Mi sembra solo un grigio déjà vu.